A Napoli, l’acqua suffregna torna a sgorgare dopo 53 anni di assenza

L’acqua suffregna ha ripreso a zampillare a Napoli, un evento che segna un importante passo verso la valorizzazione di un bene comune, gestito dagli abitanti e dai volontari del quartiere. Questo progetto di recupero ha visto la luce grazie all’impegno dell’architettura nomade Lan, in collaborazione con l’ABC e il supporto dell’associazione Monte di Dio. La storica fonte di acqua ferrata, situata in via Chiatamone, era considerata perduta da oltre cinquant’anni.

Antonio Pariante, del Comitato Portosalvo, ha spiegato che l’acqua suffregna proviene dalle falde sotterranee del Monte Echia. Tuttavia, non sarà possibile imbottigliarla, poiché potrà essere raccolta solo tramite le “Mummare“, le tradizionali anfore. Alexander Valentino, rappresentante di Lan, ha sottolineato l’importanza di non considerare questa sorgente come una semplice reliquia archeologica, ma piuttosto come un presidio vivo, gestito attivamente dai cittadini insieme al Comune e alle associazioni locali.

Caratteristiche dell’acqua suffregna

L’acqua suffregna ha una storia affascinante che risale ai tempi di Carlo V, ed è un simbolo dell’identità culturale di Napoli. In passato, era possibile bere direttamente dai chioschi che si trovavano tra Santa Lucia e il centro storico. Questa acqua, che scorre sotto il Monte Echia, è stata riconosciuta dalle leggi del 1866 come una risorsa economica e turistica, dando vita a tensioni tra la popolazione e le autorità riguardo al suo utilizzo.

Negli anni successivi, la popolazione ha visto diminuire il proprio accesso a questa risorsa. Gli alberghi costruiti lungo la colmata a mare, in via Partenope, hanno ottenuto le licenze necessarie per sfruttare l’acqua a fini turistici e termali. Le conseguenze sono state immediate: l’acqua suffregna è scomparsa, seguita dall’acqua ferrata, mentre il nuovo secolo ha portato con sé la paura del colera e la modernizzazione, che ha favorito l’ascesa delle acque minerali in bottiglia. L’Italia, infatti, si colloca al primo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia.

Dopo oltre quattro anni di ricerche e circa cinquantatré anni dalla sua scomparsa, la sorgente è stata finalmente ritrovata e riattivata. Il progetto attuale mira a restituire all’acqua suffregna una nuova vita come bene comune, gestito in modo sostenibile dagli abitanti e dai volontari del quartiere. Valentino ha affermato che non si deve trasformare in una vetrina sterile, ma piuttosto diventare un luogo utile dove la comunità possa riscoprire la bellezza dell’acqua ferrata, senza costi e con adeguate garanzie sanitarie.

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Federica Crisantemi