Cannes si prepara a ospitare il regista dissidente iraniano Jafar Panahi dopo anni di assenza

Lifestyle

La sedia vuota a Cannes, occupata per anni dal regista iraniano Jafar Panahi, sarà finalmente riempita. Panahi, perseguitato dal regime iraniano, è stato detenuto fino a febbraio 2022. Ad aprile 2023, ha ottenuto la revoca del divieto di uscire dal suo Paese, in vigore per 14 anni, e si è recato in Francia con la moglie per riunirsi con la figlia. Il suo nuovo film, “Un simple accident“, rappresenta il suo primo progetto dopo la fine del divieto e sarà presentato al festival domani, sebbene la situazione rimanga delicata. La trama è avvolta nel mistero: dopo un semplice incidente, si verificano eventi imprevisti. È noto che la pellicola è stata girata senza il consenso delle autorità iraniane e arriverà nelle sale italiane la prossima stagione grazie a Lucky Red.

Il percorso artistico di Jafar Panahi

Jafar Panahi, 64 anni, è un autore di grande rilevanza nel panorama cinematografico internazionale. Tra le sue opere più celebri si annoverano “Il palloncino bianco“, che ha vinto la Camera d’oro nel 1995, e “Il cerchio“, premiato con il Leone d’oro a Venezia nel 2000. Altri titoli significativi includono “This is Not a Film“, “Taxi Teheran“, “Tre volti” e “Gli orsi non esistono“, quest’ultimo riconosciuto con il Premio Speciale della Giuria a Venezia nel 2022. Dopo essere stato rilasciato nel 2023, Panahi ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le ingiustizie del sistema giudiziario iraniano, riuscendo infine a ottenere la libertà su cauzione.

La sua carriera è stata segnata da un lungo periodo di repressione. Il passaporto di Panahi è stato confiscato nel 2010, poco prima di un viaggio a Parigi, in concomitanza con le proteste del Movimento Verde contro la rielezione di Mahmud Ahmadinejad. Condannato a sei anni di prigione per “propaganda contro il sistema“, Panahi ha affrontato un divieto di produzione cinematografica di vent’anni. Nonostante ciò, ha continuato a realizzare film clandestinamente, utilizzando mezzi di fortuna e girando a casa, portando le sue opere nei festival internazionali, dove ha sempre trovato solidarietà da parte della comunità cinematografica globale.

La lotta per la libertà di espressione

La storia di Panahi è intrisa di attivismo e coraggio. Arrestato nuovamente nel luglio 2020, è stato rilasciato a febbraio 2021 su cauzione, ma è stato nuovamente arrestato nel 2022 a Teheran per aver protestato contro l’arresto del collega Mohammad Rasoulov. La tragica morte di Mahsa Amini, una giovane donna detenuta per presunta violazione delle leggi sull’hijab, ha innescato il movimento “Donna Vita Libertà“, al quale Panahi ha espresso il proprio sostegno. Durante la sua detenzione nel carcere di Evin, ha affermato che la sua condanna era scaduta, ma la Corte Suprema iraniana non ha accolto il suo appello, costringendolo a rimanere in carcere fino a quando lo sciopero della fame non ha costretto le autorità a rilasciarlo, anche sotto la pressione internazionale.

Panahi non ha mai smesso di alzare la voce contro le ingiustizie. Nel settembre 2023, ha pubblicato un video per chiedere la liberazione di Leila Naghdipari, designer del suo film “Tre volti“, arrestata nell’anniversario della morte di Mahsa Amini. Inoltre, ha commentato pubblicamente nel mese di ottobre 2023 la morte di Armita Garavand, una ragazza di 17 anni uccisa dalle guardie per non aver indossato il velo, evidenziando il clima di repressione in Iran.

Un altro regista iraniano a Cannes

Il festival di Cannes, che si svolgerà dal 22 maggio 2025, vedrà la partecipazione di un altro regista iraniano, Saeed Roustaee, con il suo film “Woman and Child“. La presenza di questi cineasti al festival rappresenta un’importante opportunità per dare visibilità alle problematiche legate alla libertà di espressione in Iran e per sostenere la lotta contro la repressione artistica.