Immaginate un castello antico, eretto su una rupe che si affaccia sul blu intenso del Tirreno, con le onde che si infrangono contro le scogliere e l’orizzonte che si perde nello Stretto di Messina. Questo è il Castello Ruffo di Scilla, una maestosa fortezza che sovrasta il borgo marinaro di Scilla, in Calabria, un luogo dove storia e leggenda si intrecciano in un paesaggio di straordinaria bellezza.
La fortezza, con il suo profilo inconfondibile, sembra emergere dalla roccia stessa su cui è costruita, a picco sul mare, offrendo panorami incantevoli che catturano l’immaginazione di chiunque la visiti. La sua posizione strategica rende il castello un simbolo di protezione e bellezza, un vero genius loci che incarna l’essenza di Scilla.
Il Castello Ruffo di Scilla si erge maestoso su un promontorio roccioso che separa le due baie del paese: da un lato si trova la spiaggia dorata di Marina Grande, dall’altro il pittoresco borgo di Chianalea, caratterizzato dalle case dei pescatori che si affacciano sul mare. La sua posizione è davvero spettacolare: le mura medievali sembrano sorgere direttamente dalla scogliera, sospese sul mare, a circa 70 metri d’altezza. Da questo punto privilegiato, lo sguardo si perde sullo Stretto di Messina, con la costa siciliana di fronte, mentre le acque profonde si tingono di viola al tramonto, dando vita a un tratto di litorale noto come Costa Viola, un nome che risale addirittura a Platone.
Questa fortezza è circondata dal mare su quasi tutti i lati, collegata alla terraferma solo da un piccolo istmo, il che la rendeva in passato praticamente inespugnabile. La sua storia è segnata da un ruolo di sentinella sullo Stretto, un punto strategico per avvistare navi in arrivo e difendere la costa calabra dagli invasori. Oggi, passeggiando lungo il bastione panoramico, si è avvolti da un panorama mozzafiato che ha incantato generazioni di viaggiatori. Il canto dei gabbiani e il profumo di salsedine accompagnano la vista di barche che solcano le acque cristalline sottostanti. Scilla, a soli 20 km da Reggio Calabria, sembra un mondo a parte, dove storia e mito si fondono.
La collocazione isolata e dominante del Castello di Scilla ha definito il suo ruolo nel corso dei secoli. Per secoli, la fortezza è stata una sentinella sullo Stretto, un luogo ideale per monitorare il passaggio delle navi e difendere la costa calabra. Passeggiando lungo il bastione panoramico, ci si sente avvolti dalla stessa bellezza che ha incantato viaggiatori e artisti nel corso della storia. Il suono dei gabbiani e il profumo del mare accompagnano la vista di barche che si muovono nell’acqua cristallina. Scilla, distante solo 20 km da Reggio Calabria, appare come un’isola di storia e mito.
Osservando attentamente, si può notare come il castello si integri perfettamente con il paesaggio circostante, quasi fosse un’estensione naturale della roccia. Questo aspetto ha attratto scrittori e artisti nel corso dei secoli, che lo hanno immortalato come simbolo della bellezza selvaggia della costa calabra. L’effetto visivo risulta particolarmente suggestivo all’alba e al tramonto, quando la luce del sole scolpisce le forme del castello e tinge il cielo di tonalità calde e avvolgenti.
Le origini del Castello di Scilla risalgono all’epoca della Magna Grecia, con la prima fortificazione sulla “rocca di Scilla” che risale al V secolo a.C. All’epoca, Scilla era parte dei domini di Rhegion (Reggio Calabria) e il tiranno Anassilao decise di costruire una rocca difensiva per proteggere la costa dalle incursioni dei pirati etruschi. Nel corso dei secoli, la fortezza venne contesa e rinforzata da diverse potenze: Siracusa, Roma, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e infine la nobile famiglia Ruffo di Calabria.
Nel 1533, il castello venne acquistato da Paolo Ruffo, che lo trasformò in una dimora signorile. Questo segnò l’inizio di un periodo di ristrutturazione, durante il quale Scilla si trasformò da austera roccaforte militare in una residenza nobiliare. I Ruffo modificarono il complesso, adattandolo a palazzo e inserendo il loro stemma sull’arco d’ingresso. Dopo il terremoto del 1783 e quello devastante del 1908, la struttura subì gravi danni, ma venne restaurata e oggi ospita eventi culturali, mostre e un faro marittimo.
Durante i periodi di dominio spagnolo e borbonico, il castello mantenne un’importanza militare strategica, adattandosi alle nuove tecniche difensive. Nel corso dell’Ottocento, divenne anche sede di uffici e guarnigioni, subendo significative trasformazioni architettoniche. Solo nel Novecento, con la dismissione delle funzioni militari, il castello venne gradualmente recuperato e reso accessibile al pubblico.
Oltre alla sua ricca storia, il Castello di Scilla è avvolto da curiosità e aneddoti che ne accrescono il fascino. Tra le informazioni meno conosciute, il castello ospita un faro. Infatti, dal 1913, una sezione della fortezza incorpora il Faro di Scilla, gestito dalla Marina Militare. Alla base della rupe si trova anche una grotta marina, visibile solo dal mare, nota nella tradizione locale come la leggendaria “Grotta di Scilla”. Durante l’estate, il castello ospita eventi, concerti jazz e persino matrimoni civili, rendendolo un luogo dove passato e presente si intrecciano.
Un altro aspetto affascinante riguarda i sotterranei del castello: si racconta che esistano antichi passaggi scavati nella roccia, oggi non accessibili al pubblico, che collegavano la fortezza direttamente alla spiaggia sottostante, probabilmente utilizzati come vie di fuga o accessi segreti in caso di attacco. Nelle sale restaurate sono ancora visibili tracce di affreschi e decorazioni nobiliari, testimoni del periodo rinascimentale in cui i Ruffo abitavano qui stabilmente. Camminare tra quelle stanze regala la sensazione di essere parte di un’altra epoca.
Non si può parlare del Castello di Scilla senza menzionare il mito di Scilla e Cariddi, le due creature leggendarie che, secondo la tradizione, infestavano lo Stretto di Messina, rendendolo uno dei passaggi più temuti dai naviganti. La leggenda narra che questa rupe fosse la dimora della bellissima ninfa Scilla, trasformata in un mostro marino dalla maga Circe. Con sei teste canine e tentacoli, la creatura attaccava le navi che passavano troppo vicino agli scogli, mentre sull’altra sponda siciliana regnava Cariddi, capace di generare vortici spaventosi. L’espressione “tra Scilla e Cariddi” deriva proprio da questa duplice minaccia mitologica.
Ancora oggi, la grotta ai piedi del castello e le correnti violente dello Stretto alimentano l’immaginazione popolare, rendendo la visita a Scilla un vero tuffo nel mito. Il castello non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere e raccontare. Nel corso del tempo, il mito è stato celebrato da scrittori e poeti, da Omero a Virgilio, fino ai viaggiatori romantici del Grand Tour, tutti attratti dal fascino oscuro di queste acque. Il legame tra Scilla e il mare è indissolubile, e ogni visita rivela non solo storia, ma anche leggenda e suggestione.