Come coltivare il biancospino: consigli per la cura in vaso e in giardino

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Il biancospino, scientificamente noto come Crataegus monogyna, è un arbusto o piccolo albero caratterizzato da numerosi rami, ampiamente apprezzato per la sua capacità di abbellire i giardini, anche quelli di dimensioni contenute. Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Rosacee, è particolarmente amata per la sua fioritura primaverile e per la sua resistenza, che le consente di mantenere un aspetto attraente anche durante i mesi invernali, grazie ai suoi piccoli frutti ornamentali.

Le foglie del biancospino, che misurano tra i 2 e i 6 centimetri e presentano un picciolo, sono di forma romboidale, con incisioni e lobi dentellati. I fiori variano dal bianco al rosa; in particolare, la varietà Crataegus laevigata ‘Paul’s Scarlet’ è nota per la sua fioritura abbondante di un rosa intenso. Questa pianta è caducifoglia e latifoglia, potendo raggiungere un’altezza massima di 6 metri. La corteccia del fusto è compatta e grigia, mentre i rami giovani sono spinosi e si rivestono di gemme e fiori durante la primavera.

Coltivazione in vaso

Sebbene il biancospino sia frequentemente scelto per i giardini, è possibile coltivarlo anche in vaso. Questa pianta non richiede cure particolari o terreni specifici, ma necessita di una buona posizione soleggiata, di annaffiature regolari e di concimazioni con composti a base di fosforo e potassio. Questi accorgimenti sono fondamentali per favorire la fioritura durante il periodo caldo, che va dall’inizio della primavera fino alla fine dell’estate.

È consigliabile posizionare il biancospino all’esterno, in pieno sole o al massimo in mezz’ombra. Questa pianta si presta bene per la creazione di siepi, rendendola ideale per schermare ringhiere o per abbellire pergolati verticali.

Quando piantare il biancospino

Il periodo più indicato per piantare il biancospino è prima del risveglio vegetativo, che coincide con la fine dell’inverno, in particolare nella prima metà di marzo, oppure all’inizio della stagione fredda, quando la pianta è già in fase di quiescenza. La potatura, necessaria per rimuovere rami spezzati o per accorciarli, deve essere effettuata a fine estate.

Come fare una talea di biancospino

La riproduzione per talea rappresenta il metodo migliore per ottenere un nuovo biancospino e dovrebbe essere effettuata all’inizio della primavera. Questa tecnica è preferita alla semina, poiché il biancospino ha una crescita molto lenta.

Dopo aver prelevato la talea, è fondamentale metterla a radicare in un vaso contenente un mix di terriccio di torba e sabbia in parti uguali. È importante mantenere il terreno umido, evitando però il ristagno idrico, poiché il biancospino, pur essendo resistente, teme l’eccesso d’acqua.

Selezione dei semi di biancospino

Un altro metodo per far crescere una pianta di biancospino è la semina. Tuttavia, come già accennato, il processo di crescita è estremamente lento, quindi potrebbe passare molto tempo prima di vedere i primi risultati.

Per questa operazione, è necessario procurarsi delle bacche di biancospino, dalle quali estrarre il seme. Questo seme deve essere piantato in un vaso, dopo aver creato uno strato di ghiaia, seguito da concime, terriccio universale e sabbia.

Proprietà e usi del biancospino

Il biancospino è conosciuto per le sue numerose proprietà officinali. Questa pianta è ricca di antiossidanti, che aiutano a contrastare l’invecchiamento. È indicata per trattare la tachicardia, l’ipertensione, l’insonnia e i disturbi digestivi. Inoltre, viene utilizzata come antispasmodico e sedativo.

Ogni parte della pianta – fiori, frutti, foglie e corteccia – può essere impiegata per preparare infusi, sciroppi, confetture e liquori. È possibile anche ottenere il miele di biancospino, sebbene raramente sia monoflorale, dato che questa pianta è meno prevalente rispetto ad altre varietà.

I fiori vengono raccolti all’inizio della primavera, mentre i frutti si raccolgono a fine estate, per essere utilizzati a scopi medicinali.

Rischi e restrizioni del biancospino

Il biancospino è considerato un vettore di diffusione di un batterio noto come Erwinia amylovora, responsabile di una malattia che colpisce principalmente i frutteti, conosciuta come “Colpo di fuoco batterico”. Per questo motivo, in alcune regioni del nord Italia, la commercializzazione di nuove piante di biancospino è vietata.