“Cuore selvaggio” torna sul grande schermo: segreti e curiosità della pellicola di David Lynch

Curiosità

David Lynch, il celebre regista americano, ha descritto il suo film Cuore Selvaggio (Wild at Heart) come una “storia d’amore all’inferno”. Uscito nel 1990, il lungometraggio ha spesso ricevuto un’accoglienza tiepida, rimanendo in ombra rispetto ad altre opere più acclamate. Tuttavia, è proprio in questo film che Lynch comincia a delineare il suo tratto visionario e profondamente personale, un marchio distintivo che caratterizzerà il suo lavoro fino alla fine della sua carriera.

Sin dalle prime scene, Cuore Selvaggio si presenta come un’opera inarrestabile, avvolta da un’atmosfera di intensità e pericolo. Il fuoco, simbolo di una forza incontenibile, si manifesta in vari elementi della narrazione, dai fiammiferi alle sigarette, fino a diventare il motore dell’avventura on the road dei protagonisti, Sailor e Lula. Questo viaggio non è solo fisico, ma rappresenta anche un percorso interiore, un’esplorazione di sé stessi e del mondo che li circonda.

Le sincronicità e il processo creativo

Il 24 maggio 1989, a Beverly Hills, il regista incontra i protagonisti Nicolas Cage e Laura Dern in un luogo chiamato Muse. Nello stesso momento, a pochi isolati di distanza, il Pan-Pacific Auditorium viene distrutto da un incendio indomabile. Questo evento sembra preannunciare l’intensità che caratterizzerà il film. Lynch, in sole due settimane, plasma una sceneggiatura che trae ispirazione dal romanzo noir di Barry Gifford, Wild at Heart: The Story of Sailor and Lula. La narrazione si evolve in una riflessione sull’amore e sulla ricerca di libertà in un contesto sociale distrutto e frammentato.

Il film si sviluppa attorno ai temi dell’amore e della distruzione, elementi centrali che si intrecciano in ogni scena. Lynch, con il suo stile unico, riesce a dare vita a un racconto che va oltre la semplice trama, trasformando Cuore Selvaggio in un’opera d’arte visiva.

Riferimenti e simbolismi

All’interno di questo road movie, il viaggio intrapreso da Sailor e Lula non è solo un percorso attraverso l’America, ma anche una ricerca interiore simile a quella di Dorothy ne Il mago di Oz. Lynch ha rivelato che il riferimento alla fiaba è emerso durante le riprese, e la figura della Strega Cattiva dell’Ovest diventa un simbolo perturbante per Lula, rappresentando la madre manipolatrice che ostacola la sua evoluzione personale.

Laura Dern, per interpretare il suo personaggio, ha sfidato i propri limiti, accettando di girare scene audaci. Lynch, attraverso inquadrature psichedeliche e colori saturi, amplifica la tensione sensuale delle sue performance, creando momenti di intensa vulnerabilità e forza.

Icone e archetipi americani

Lynch ha concepito Sailor e Lula come una fusione di archetipi dell’immaginario americano, ispirandosi a Elvis Presley e Marilyn Monroe. Questa scelta dà vita a una coppia idealizzata, simbolo di un tao pop che riflette la cultura popolare. Sailor, devoto di Elvis, indossa una giacca di pelle di serpente, che diventa un simbolo della sua individualità e della sua ricerca di libertà personale.

Nicolas Cage, che indossava realmente questa giacca sul set, ha dichiarato che il ruolo di Sailor ha cambiato per sempre il suo approccio alla recitazione. In un’intervista del 2005 con Total Film, ha sottolineato l’importanza del divertimento nel processo creativo, affermando che Lynch lo ha spinto a non prendersi troppo sul serio.

Una visione personale del finale

Lynch, come molti grandi registi, non ha cercato di adattare il materiale originale in modo fedele. Nel caso di Cuore Selvaggio, ha scelto di conferire ai protagonisti un lieto fine, assente nel romanzo di Gifford. In un’intervista, ha spiegato il suo conflitto nel voler mantenere l’integrità dei personaggi, pur desiderando un finale che fosse soddisfacente per il pubblico.

Il risultato finale è un film visionario e spesso incompreso, completato da Lynch il giorno prima della sua presentazione al Festival di Cannes del 1990. Cuore Selvaggio rappresenta un momento di svolta, segnando l’inizio di un nuovo linguaggio cinematografico, surreale e personale, destinato a influenzare profondamente il cinema lynchiano.