Il 2024 per il settore della birra: diminuzione dei volumi e investimenti per 100 milioni

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Dopo un lungo periodo di espansione, il settore birrario in Italia ha registrato un 2024 caratterizzato da una significativa contrazione nei principali indicatori economici. Secondo i dati forniti dall’Annual Report 2024 di AssoBirra, presentato il 15 gennaio 2025 a Roma, la produzione di birra ha subito una diminuzione dell’1,27%, attestandosi a 17,2 milioni di ettolitri. Anche i consumi hanno mostrato una flessione, con una riduzione dell’1,54%, per un totale di 21,5 milioni di ettolitri. L’export ha visto un calo del 7,82%, mentre l’import è diminuito del 4,95%. Nonostante queste difficoltà, il comparto continua a dimostrare una certa resilienza, investendo annualmente circa 100 milioni di euro in progetti di innovazione, sostenibilità e sviluppo.

Analisi del report di AssoBirra

Il report di AssoBirra ha messo in evidenza anche il dialogo continuo con le istituzioni e le associazioni di categoria, sottolineando le principali sfide che ostacolano la ripresa del settore. Uno dei punti critici è rappresentato dall’ammontare delle accise, che nel 2024 hanno raggiunto i 714 milioni di euro, superando di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente. Questo peso fiscale grava su un settore già in difficoltà, limitando le possibilità di investimento delle aziende. È importante notare come il comparto birrario contribuisca all’economia nazionale, generando un valore condiviso di 10,6 miliardi di euro, pari allo 0,51% del PIL e creando oltre 100.000 posti di lavoro in 1.016 diverse realtà, tra cui birrifici, microbirrifici e malterie.

Intervento di Alfredo Pratolongo

Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra, ha dichiarato che il 2024 ha dimostrato la capacità del settore di affrontare le sfide economiche e normative, continuando a investire e a generare valore. Tuttavia, ha sottolineato la necessità di un alleggerimento strutturale della fiscalità, di una semplificazione normativa e di un accesso più efficace ai fondi destinati all’innovazione. La pressione fiscale rappresenta un ulteriore rischio per le imprese italiane, poiché favorisce le importazioni da paesi con regimi fiscali più vantaggiosi. Pratolongo ha quindi lanciato un appello per un impegno concreto, affermando che una filiera interamente italiana è possibile solo se supportata da politiche e condizioni favorevoli al suo sviluppo.