L’argomento del consumo di alcol e dei suoi effetti sulla salute continua a suscitare dibattiti e interrogativi. Con il 2025 che avanza, le linee guida internazionali, incluse quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitensi, stabiliscono che le donne dovrebbero limitarsi a un’unità alcolica al giorno, mentre per gli uomini il limite è fissato a due unità. In termini pratici, questo corrisponde a circa 100-125 ml di vino con una gradazione alcolica del 12%, un volume che si traduce in un piccolo calice. Tuttavia, è fondamentale considerare che anche a queste quantità, l’assunzione quotidiana di alcol può comportare effetti collaterali, specialmente nel lungo termine.
Il dibattito si articola tra i potenziali benefici e i rischi associati al consumo di alcol. Da un lato, si riconosce un possibile effetto protettivo, dall’altro emergono rischi ben documentati. L’alcol è una sostanza psicoattiva e potenzialmente tossica; non esiste un livello di consumo privo di rischi. Anche un solo bicchiere al giorno è stato associato a un incremento, seppur lieve, del rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore, come quello al seno, al fegato e all’intestino. Il cervello è particolarmente vulnerabile: anche piccole quantità, se assunte regolarmente, possono contribuire a fenomeni di atrofia cerebrale e disturbi cognitivi.
La tipologia di vino e il metodo di produzione possono influenzare gli effetti sulla salute. Il vino rosso, ad esempio, fermenta con bucce e semi, risultando in un contenuto di polifenoli, come il resveratrolo e la quercetina, significativamente più alto rispetto al vino bianco, che viene prodotto senza bucce. Lo champagne, prodotto con il metodo champenois, presenta una concentrazione intermedia di polifenoli. Tuttavia, nessuno di questi vini può essere definito “salutare” in senso assoluto. I potenziali benefici si manifestano solo in contesti specifici, caratterizzati da uno stile di vita equilibrato e dall’assenza di patologie o fattori di rischio.
Il consumo di alcol resta un problema di salute pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo classifica come un cancerogeno certo, equiparabile al fumo. Anche il consumo di basse dosi incrementa il rischio di sviluppare tumori al fegato, al seno, al colon-retto e all’esofago. L’alcol influisce negativamente sulla salute epatica, favorendo infiammazione e steatosi epatica, e può portare a cirrosi. Sul piano neurologico, l’assunzione di alcol può alterare la memoria e la concentrazione, aumentando la vulnerabilità a disturbi d’ansia e depressione. Inoltre, il sistema cardiovascolare mostra un “effetto a J”, dove un piccolo beneficio a basse dosi si traduce in un aumento esponenziale del rischio con l’aumento del consumo.
Il problema del consumo di alcol è particolarmente critico tra i giovani. Il fegato degli adolescenti non ha ancora sviluppato completamente gli enzimi necessari per metabolizzare l’alcol, e il cervello è in fase di sviluppo. L’assunzione precoce, anche occasionale, può interferire con circuiti cerebrali fondamentali per la memoria e la regolazione emotiva, aumentando il rischio di dipendenza in età adulta. L’Ordine dei Biologi promuove progetti di educazione nelle scuole secondarie, mirati a studenti, famiglie e insegnanti, per affrontare la questione della prevenzione in modo concreto e accessibile.
La questione se consumare vino o meno dipende da vari fattori. Se si è in buona salute, non si assumono farmaci e si mantiene uno stile di vita equilibrato, un calice di vino ogni tanto può non rappresentare un problema. Tuttavia, non dovrebbe diventare una consuetudine. È essenziale comprendere che il benessere non si costruisce con un bicchiere in più, ma attraverso uno stile di vita consapevole e sobrio, che si riflette anche nelle abitudini alimentari.