Un nuovo studio ha rivelato che l’ubrogepant, un farmaco già impiegato per il trattamento acuto dell’emicrania, ha mostrato risultati promettenti anche nel contrastare i sintomi prodromici che si manifestano ore, talvolta giorni, prima dell’insorgenza del dolore. Questi sintomi, spesso debilitanti, includono malesseri come l’aumentata sensibilità alla luce e ai suoni, nausea, nebbia mentale e rigidità del collo. I risultati della sperimentazione clinica di fase III sono stati pubblicati su Nature Medicine.
Il fenomeno dell’emicrania non inizia con il dolore intenso e pulsante, ma attraverso una fase di preparazione. Circa il 60% dei pazienti emicranici sperimenta la fase prodromica, caratterizzata da sintomi come eccessiva stanchezza, sbalzi d’umore, difficoltà di concentrazione e ipersensibilità a stimoli sensoriali. Questi disturbi, pur non essendo dolorosi, possono durare anche giorni e fungono da avvertimenti per chi conosce bene il proprio corpo e i segnali premonitori di un attacco imminente. In alcuni casi, questi sintomi sono seguiti dall’aura, una serie di manifestazioni neurologiche che possono includere disturbi visivi e sensoriali, prima dell’effettivo mal di testa.
I sintomi che precedono l’emicrania sono associati a una disregolazione dei circuiti cerebrali che coinvolgono l’ipotalamo, una regione del cervello responsabile di molte funzioni corporee. L’ubrogepant agisce bloccando i recettori legati a una molecola che aumenta la sensibilità dei nervi nella testa e nel cranio durante un attacco emicranico. Fino ad ora, l’attenzione verso questi sintomi prodromici è stata limitata, nonostante il loro impatto significativo sull’esperienza complessiva dell’emicrania, creando un ciclo di disagio che può protrarsi nel tempo.
Un gruppo di neuroscienziati del King’s College di Londra ha condotto uno studio coinvolgendo 438 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 75 anni, tutti con una storia di emicrania e capaci di riconoscere i segnali prodromici. Durante un trial della durata di 60 giorni, i soggetti hanno assunto alternativamente una compressa di ubrogepant o un placebo, senza essere a conoscenza di quale sostanza stessero assumendo. Ogni volta che avvertivano i sintomi premonitori, dovevano segnalare se la pillola avesse avuto effetti.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti che hanno assunto l’ubrogepant hanno riportato una riduzione dei sintomi non dolorosi associati all’emicrania. Nelle valutazioni autoriportate, i volontari hanno notato un miglioramento nella capacità di concentrazione dopo un’ora, una diminuzione della sensibilità alla luce dopo due ore, e una riduzione della rigidità del collo e della sensazione di affaticamento dopo tre ore. Anche la nausea e la sensibilità ai suoni si sono attenuate, sebbene lo studio non avesse esaminato gli effetti sull’aura, quando presente.
Nonostante gli effetti siano stati statisticamente contenuti rispetto al placebo, l’ubrogepant si è dimostrato efficace per circa un paziente su cinque. Questo farmaco, già in uso per il trattamento acuto dell’emicrania, sembra funzionare ancora meglio quando assunto durante la fase prodromica. I dati suggeriscono che l’ubrogepant potrebbe rappresentare un’importante opzione terapeutica per gestire sintomi debilitanti che interferiscono con le normali attività quotidiane.